LA CURA DELLA PERSONA E DELLA’MBIENTE IN CUI SI CURA

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Nel convegno ISDE Emilia Romagna tenuto a Reggio Emilia l’11 febbraio 2023 è stato affrontato il tema dell’ “Inquinamento Ambientale dei Servizi Sanitari” per focalizzare l’impatto sull’ambiente dell’erogazione dei servizi sanitari, partendo dal dato acquisito che il 5% dei gas serra (anidride carbonica, metano, ozono e biossido di azoto) prodotti in 1 anno, sono dovuti a tutte le attività umane connesse con l’erogazione dei servizi al paziente sia in ambito pubblico che privato. La quantità di gas serra prodotti in un anno in Italia viene paragonata a quella di 500 centrali a carbone, al punto da richiamare una “impronta iatrogenica” sull’inquinamento ambientale, che inducendo le crisi climatiche porta alla previsione  di 350.000 morti evitabili, collocando l’inquinamento al 4° posto tra le cause di morte.

Si è di fronte ad un “effetto collaterale” del sistema di cura della popolazione , per questo definibile “iatrogeno”, ma  noto, prevedibile e contenibile adottando scelte a basso impatto ambientale  nella sede della cura, dal domicilio ai grandi centri specialistici, delle tecnologie sanitarie ( dalla misurazione del peso corporeo alla telemetria dei pacemaker cardiaci) e a tutte le infrastrutture logistiche, di trasporto e mobilità che richiedono i milioni di prestazioni e ricoveri per l’assistenza e la cura.

La valutazione delle scelte ambientali nella realizzazione di servizi sanitari ha portato a definire le linee guida del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di sanità per predisporre la V.I.S., “Valutazione di Impatto Sanitario”, per adottare scelte precauzionali e preventive nel progettare strutture, nell’impiego di tecnologie sanitarie nei percorsi diagnostico, terapeutico assistenziali, con un’ottica di previsione degli effetti di salute ambientale ove i servizi vengono erogati. La VIS viene associata alla VIA, “Valutazione di Impatto Ambientale”, richiesta per il rilascio dell’autorizzazione all’attivazione o riconversione di servizi sanitari, in previsione di una valutazione futura del danno da impatto ambientale, prodotto su chi usufruisce o produce i servizi stessi.

Il principio su cui si basano queste valutazioni di impatto sanitario è “Primum non nocère”, declinato in una migliore assistenza con scelte appropriate e meno costose ,se considerate nella visione di “Una Salute per il Pianeta”, che mette in stretta relazione la salute dell’uomo e degli animali, delle piante, del suolo ,dell’acqua e dell’atmosfera, con interazioni dinamiche ed interdipendenti.

Nel 2020 la valutazione effettuata sui dati riportati di conferimento dei rifiuti sanitari, in fase pandemica, ha evidenziato un incremento del 19%, con 232.00 tonnellate prodotte, di cui 176.000 a rischio infettivo ( + 23,4%) da smaltire in inceneritore, o conferire in discarica dopo sterilizzazione. In Inghilterra, prima della pandemia dal 2009  al 2019, sono state adottate scelte strategiche della gestione rifiuti che hanno consentito di ridurre del 18% la quantità dei rifiuti sanitari, senza incidere sulla qualità dei servizi. La produzione di rifiuti è stata quantizzata in endoscopia digestiva evidenziando una media di 2 Kg di rifiuti ad esame endoscopico e di 3,2 kg per 1 giornata di degenza in endoscopia.

Per quanto documentato dall’impego delle alte tecnologie diagnostiche si è dimostrato che una RMN attiva tutto l’anno, produce tanta CO2 quanto un’auto a combustibile fossile che percorra 700.000 km.

In uno studio multicentrico è stata valutato l’impatto ambientale prodotto per una singola tipologia di intervento chirurgico in 3 nazioni, CA, UK e US; i dati evidenziano, in kg di CO2, una produzione di 146, 173 e 232 rispettivamente per le 3 Nazioni; i dati confermano un’impronta ecologica in aumento del 56% dei Servizi sanitari negli USA, analizzando i dati dal 2003 al 2013, di cui il 36% per le attività ospedaliere ed il 12 % per quelle ambulatoriali.

Questi principi di salvaguardia dell’ambiente in cui si cura il cittadino malato- paziente, e i dati registrati consentono di suggerire dei comportamenti attivi da parte dei cittadini-pazienti e di chi li assiste da assumere a domicilio ed nelle strutture di ricovero e cura.

 

A domicilio:

  • Disporre di farmaci necessari, non fare scorte, evitare la loro scadenza conferendo le confezioni integre alle Organizzazioni che raccolgono ( Banco Farmaci) e smaltire i farmaci negli appositi contenitori prossimi alle farmacie.
  • Evitare l’accumulo di prodotti detergenti, sterilizzanti, disinfettanti per la persona e gli ambienti scegliendo prodotti naturali;
  • Utilizzare saponi biologici, non in polvere, impiegare confezioni multidose e ricaricabili;
  • Impiegare spazzolini per lavaggio denti in legno, spugne composte da fibre vegetali, come il cocco;
  • Evitare di acquistare dispositivi sanitari monouso non riutilizzabili (mascherine di cotone lavabile);
  • Utilizzare pannolini e pannoloni biodegradabili in fibra vegetale (alghe, polpa di legno o tessuto naturale);
  • Per imballaggi e protezione ridurre l ‘uso della plastica ed evitare il lavaggio di fibre sintetiche che producono microfibre (700.000 particelle per ciclo di lavaggio);
  • Utilizzare batterie ricaricabili e riciclabili, lampadine a LED con sensori per l’attivazione, multiprese a risparmio energetico;
  • Per lungodegenti scegliere stanza con finestra per luce naturale, soleggiate, inserendo piante per interni sempreverdi (indicatori di salute ambientale );
  • Effettuare doccia sapendo che in 5 minuti a getto pieno si perdono 45 lt d’acqua potabile;
  • Non stampare i referti degli esami presenti nel fascicolo sanitario elettronico, ove attivato ed alimentato;
  • Prenotare visite ed esami con FSE evitando code, riducendo la mobilità stradale ;
  • Per la ristorazione usare bicchieri e stoviglie di vetro e metallo, con colori personalizzati, contenitori alimenti riutilizzabili o riciclabili.
  • Utilizzare l’acqua pubblica, del rubinetto, e distribuzione personalizzata in bottiglie di vetro;

 

In ospedale:

  • Ridurre imballaggi negli acquisti e nei trasporti, riciclicare e se possibile riusare;
  • Evidenziare con cartelli le isole ecologiche delle case della salute ed intraospedaliere, per renderle fruibili da chi accede alle strutture;
  • Ridurre consumo di suolo, ricollocare le attività ambulatoriali e di front-office in sedi fruibili;
  • Aumentare isolamento termico e climatico, inserire pannelli fotovoltaici e termici, per acqua calda sanitaria. Accoppiare dispositivi di accumulo dell’energia per consentire le attività notturne.
  • Ristorazione con alimenti green a km zero e preparati con metodo green, utilizzando cotture a basso dispendio energetico e congelando gli eccessi;
  • Manutenzione delle tecnologie, fino al ricambio programmato, con riuso di quelle utilizzabili in contesti diversi. Conferire le tecnologie fuori uso nelle discariche autorizzate al recupero dei materiali.
  • Nella scelta delle tecnologie monouso scegliere quelle componibili recuperando i manipoli, sostituendo solo la componente di presa o di contatto con il tessuto o l’organo (evitiamo di impiegare endoscopi monouso, sarebbe come utilizzare un cellulare per una sola telefonata!!!).

 

Le indicazioni esemplificative descritte sui comportamenti utili a determinare una minor impronta ecologica in ambito sanitario e di cura, in tutti i contesti dove si realizzano i servizi, portano sempre la persona-paziente al centro degli interventi con un recupero di ruolo attivo, determinato da una puntuale informazione sulla modalità di fruizione dei servizi e dall’ alfabetizzazione sui temi ambientali.  In particolare si deve sottolineare il ruolo delle tecnologie dell’informazione, della telemedicina e monitoraggi, dell’intelligenza artificiale, generatrice di algoritmi a sostegno delle scelte dei pazienti al fine di semplificare l’accesso alle prenotazioni, alla preparazione e fruizioni delle prestazioni sanitarie.

In questa dimensione si collocano le scelte del PNRR 2021-2026 per il settore sanitario dedicato alla telemedicina, all’alta tecnologia ed alla riqualificazione delle strutture sanitarie, anche ai fini dell’impatto energetico ed ambientale.

In sintesi bisogna riorientare le strategie degli investimenti in sanità all’appropriatezza della cura e dell’organizzazione, con una scelta condivisa tra pazienti, associazioni che li rappresentano, organizzazioni sanitarie   e decisori politici; l’impiego  delle risorse ecosostenibili da parte dei pazienti e degli attori dei servizi sanitari  possono favorire il benessere della persona per la minor impronta ecologica  prodotta sull’ambiente di vita, in sintesi nell’erogazione dei servizi sanitari si deve contenere la  quantità delle prestazioni condividendone i criteri di appropriatezza  e favorire la  loro qualità per assicurare risultati ed esiti delle cure.

Reggio Emilia, 23 Febbraio 2023

 

Salvatore de Franco

ISDE Reggio Emilia