Rischio cardio-vascolare: controllo pressorio solo nel 30% dei casi

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Oltre il 30% degli adulti del nostro Paese è affetto da ipertensione arteriosa, con picchi di oltre il 70% negli ultrasettantacinquenni. Dato il costante aumento dell’aspettativa di vita in Italia, si stima che nel 2020, dagli attuali 15-18.000.000, si arrivi a una quota compresa tra 20 e 22.000.000 di ipertesi.

La stima giunge dalla Società italiana dell’ipertensione arteriosa (Siia), il cui presidente, Massimo Volpe, cardiologo dell’università La Sapienza di Roma, sottolinea come soltanto il 30% dei pazienti ipertesi presenti un soddisfacente controllo pressorio. Dunque, risulta carente il trattamento di questa condizione che – si fa notare – è, allo stesso tempo, insidiosa e grave, ma anche prevenibile e facilmente curabile, con ricadute fortemente positive. Una riduzione dei valori pressori anche di soli 10 mmHg, per esempio, può ridurre il rischio di infarto e scompenso del 10-15% e fino al 20% quello di ictus. Basterebbe questo a far guardare con molta maggiore serenità alla futura sostenibilità economica del Ssn. L’obiettivo, secondo gli esperti della Siia, deve essere ambizioso: raggiungere il controllo nel 70% degli ipertesi entro il 2015; e per conseguire questo scopo, non si può che chiamare a raccolta chiunque possa contribuire in vario modo al miglioramento del controllo pressorio: dalle Istituzioni al Ministero e alle Regioni, dai mass-media agli esperti, dagli specialisti ai medici di medicina generale. Gli strumenti terapeutici per raggiungere questo risultato sono già tutti disponibili, però occorre istituire al più presto un tavolo tecnico di lavoro per predisporre un progetto strategico, data la critica contingenza economica.

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